La chiesa di Santa Maria Maddalena – Jalmicco

La chiesa di Santa Maria Maddalena secondo alcuni studi dovrebbe essere un ampliamento della chiesetta del convento dei Padri Domenicani di Cividale. Anche se eretta precedentemente, venne consacrata nel 1725 e subì un restauro radicale dopo l’incendio del 1848. Conserva un interessante altare maggiore settecentesco di scuola goriziana, attribuibile forse a Giovanni Pacassi. Non è possibile datare con certezza l’altare, di pregio in quanto le tecniche di lavorazione del marmo sono rimaste invariate nel corso dei secoli. Probabilmente l’altare non è stato commissionato questa chiesa e non è possibile ricavare informazioni ulteriori dal momento che tutti gli archivi si sono persi con l’incendio della chiesa e della canonica nel 1848. La chiesa conserva anche con bassorilievi nella mensa raffigurante San Cristoforo e la Samaritana, Gesù salva il figlio dell’ufficiale del re, la Cena in casa di Lazzaro. Nel presbiterio c’è una bella tela raffigurante la patrona Santa Maria Maddalena. L’altare maggiore è stato oggetto di lavori di restauro nel 2011.

Chiesa-JalmiccoJalmicco, Chiesa di Santa Maria Maddalena [Secolo XVIII]

Le principali festività sono:
– Santa Maria Maddalena: 22 luglio

Cenni sulla storia della Parrocchia di Jalmicco

Dal 1308 la comunità sottostava, alla Parrocchia di Trivignano e i riti venivano celebrati presso la chiesetta di San Marco nelle campagne di Claujano. Nel 1583 per volontà del clero il paese fu unito alla neonata Parrocchia di Palmada, ma in occasione di processioni religiose avvennero degli screzi tra gli abitanti di Palmada e di Jalmicco. Gli jalmicchesi non ne vollero più sapere di partecipare alle funzioni della Parrocchiale di Palmada, scegliendo di ritornare alla parrocchia di Trivignano. Le cose rimasero così fino alla soppressione del patriarcato di Aquileia che venne diviso dalla Santa Sede nei due arcivescovadi di Udine e Gorizia (1751).

Il I° Arcivescovo di Gorizia, Carlo Michele, venuto a conoscenza di quanto accadde a Jalmicco (appartenente alla sua diocesi), ordinò, pro bono pacis, che per le cose di spettanza spirituale il paese venisse diviso in due parti; il borg di sôre al Parroco di Trivignano, il borg di sòt al Pievano di Palmada. Nuovamente ci furono dei problemi e, il 17 maggio 1773, il Pievano di Palmada venne investito Parroco per entrambe le parti. Ma si trattava sempre di popoli dell’impero austriaco che sottostavano ad una diocesi in territorio veneto, quindi l’imperatore Giuseppe II, di concerto con l’Autorità Ecclesiastica, elevò, nel 1782, il paese a Curazia Indipendente per poi diventare parrocchia autonoma con il decreto imperiale del 3 giugno 1845 (dobbiamo ricordare che in virtù di questo la comunità beneficia del diritto di nomina del parroco – jus patronati).

Testo di Gessica Mattalone