La chiesa di San Andrea apostolo – Sevegliano

Chiesa-San-Andrea-SeveglianoSevegliano, Chiesa di San Andrea apostolo

A Sevegliano esisteva una piccola chiesa (esiste uno schizzo di disegno) prima che il parroco Carlo Antonio Nigris, a seguito “dell’aumentato numero dei fedeli qui immigrati dopo la demolizione definitiva di Palmada (1806)”,
prendesse la decisione, alcuni anni dopo, nonostante i tempi non economicamente floridi, di dare inizio ai lavori di costruzione ex-novo della chiesa parrocchiale, dedicandola come titolare a S. Andrea Apostolo.
Era l’anno 1836 e il progetto porta la firma del perito Giuseppe Simonetti, sottoscritto dai fabbricieri Giuseppe Baracetti, Giovanni Tellini e Osvaldo Vergendo. Fu utilizzato tutto il pietrame della vecchia chiesetta e di quella di Palmada, ma ci furono anche diversi trasporti di carri trainati con i buoi con materiale proveniente dalle cave di Medea. Con l’aiuto di volontari del paese il lavoro procedeva celermente.

Un grave lutto nel febbraio del 1837 venne a colpire la comunità con la morte del parroco don Nigris. I lavori della costruenda chiesa, comunque, avevano già interessato l’abide con il posizionamento dell’altare maggiore, proveniente da Palmada, arricchito del tabernacolo e delle statue in marmo bianco di S. Andrea e di S. Michele Arcangelo. Al benemerito parroco don Nigris succedeva il cappellano don Pietro Mainardis da Viasio.

E intanto la nuova chiesa prendeva sempre più forma. La facciata esterna fu completata con le tre nicchie decorative dove furono posizionate le statue in pietra di S. Lorenzo e di S. Sebastiano e al centro la Madonna. Una nota curiosa: nel progetto iniziale della facciata non figuravano le tre statue, ma un ovale finestrone policromo (una specie di rosone). La rilevante spesa preventivata fece cadere la scelta sulle tre statue.
Le porte, divise a quattro campate presentano un ricco ornato floreale opera di un esperto intagliatore, sono le stesse della chiesa di Palmada e sono di grande pregio (sono state catalogate dalle Belle Arti).

Il nuovo parroco, don Mainardis, continuò i lavori della chiesa. Fu portata a compimento anche la navata e dotata di due altari laterali: dedicato uno alla Madonna del Rosario e l’altro a S. Giuseppe.
Il 18 settembre del 1838 l’ing. Andrea Trento collaudò i lavori di costruzione della nuova chiesa, presenti il parroco don Pietro Mainardis e i fabbricieri Giuseppe Baracetti, Giovanni Tellini e Osualdo Vergendo. Il 2 ottobre fu inviata alla Imperial Regia Contabilità Centrale di Venezia una lunga relazione di “collaudazione”: il complessivo importo dei lavori assommava a lire 4.482,32.
Nel 1855 i fedeli seveglianesi, a ringraziamento della liberazione dal colera, acquistavano da un certo Querini di Udine la statua della Madonna del Rosario.
Nel 1894, parroco don Ferdinando Tonutti, fu raccolta una ingente somma di denaro mediante offerte dei fedeli, per dotare la chiesa di un organo che venne commissionato alla ditta Beniamino Zanin di Camino al Tagliamento.
Il 14 febbraio 1895 l’organo fu collaudato dal maestro Vittorio Franz, ma la chiesa non era ancora consacrata il che avvenne il 29 settembre 1895 ad opera di mons. Pietro Antonio Antivari, vescovo titolare di Eudossiade e ausiliare di Udine.

Dopo la morte di don Tonutti (1904) fu chiamato a reggere le sorti della parrocchia don Giovanni Battista Marcon. A lui si devono vari interventi di lavori nella chiesa, tra i quali la realizzazione delle due nicchie ai lati dell’arco trionfale dell’abside per collocarvi le statue del sacro Cuore di Gesù e di Maria (dono di mons. Gildo Romano).
Ricordiamo che la decorazione dello sfondo dell’abside, dipinta dai fratelli Lorenzoni di Colloredo Montalbano nel 1935, raffigura la “Crocefissione” (copia) di Guido Reni, mentre il soffitto della navata con il “Martirio di S. Andrea” è sempre opera dei fratelli Lorenzoni. Gli stessi Lorenzoni sono gli autori dei dipinti laterali del presbiterio “Ingresso festoso di Gesù a Gerusalemme” e “Gesù fanciullo tra i dottori nel tempio”.

Firma l’articolo Alessandro Sandra su una ricerca d’archivio fatta dal parroco don Edoardo Zuliani